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ARTE E TECNOLOGIA:

COSI' DIVERSE MA COSI' LEGATE

Martedì 7 Maggio presso il MACRO Asilo si è svolto un incontro con alcuni artisti dei “performing media”. Per capire meglio cosa è accaduto cerchiamo di analizzare meglio cos’è il MACRO Asilo: è un progetto sperimentale situato fino al 31 dicembre 2019 nell’area del museo del MACRO in via Nizza (Roma) il quale non prevede una programmazione di mostre ma un palinsesto di attività culturali con proiezioni di video arte, incontri, laboratori, workshop ogni giorno diversi. Si pensa a ripensare gli spazi, a non renderlo uno spazio chiuso, ma aperto alla condivisione di idee e pensieri. Proprio come avviene nei “performing media”, dove troviamo il connubio di arte e tecnologia, quella tecnologia che ormai da 30 anni sta entrando in ogni aspetto della vita quotidiana.

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Il termine di questa nuova forma artistica è stato coniato da Carlo Infante, colui che ci ha accolto nell’atrio dell’area museale in cui sospesa sopra le teste dei visitatori troviamo la prima installazione. Una nuvola al cui interno sono preseti dei led colorati e dei sensori a loro volta connessi ad internet, nello specifico a “Twitter”. La particolarità di questa nuvola è che cambiando la tendenza degli hashtag pubblicati, cambia anche il colore dei led che passa dal rosso, quando gli hashtag sono a maggioranza negativi, al verde quando sono a maggioranza positivi. A spiegarci questa interessante installazione troviamo proprio Carlo Infante che ci introduce a questa nuova arte e tenta di spiegarci il mondo dei performing media dove è fondamentale capire il rapporto che essi hanno con lo spazio.

Poco dopo è sempre lui che ci introduce all’incontro con il pioniere della video arte, Michele Sambin, il quale si definisce pittore e musicista, questo connubio di arti, come ci racconta lui stesso, lo porta a sperimentare e sorprendere il pubblico. Uno dei suoi primi esperimenti riguarda proprio il rapporto che la tecnologia ha con il tempo: “Il tempo consuma…”. Avvenne nel 1978: sfruttando una videocamera, un registratore e degli schermi Sambin esprime il concetto del tempo che consuma immagini e suoni filmando se stesso ripetere il titolo dell’opera. Grazie ad una discrepanza di 30 secondi tra filmato e realtà, mostra come con il passare del tempo tutto può sembrare più confuso e meno veritiero.

Per concludere l’incontro con Sambin siamo stati spettatori del suo ultimo progetto: “Una notte senza luna”. Questa installazione è avvenuta dal vivo in collaborazione con Pierangela Allegro, ed era divisa in tre momenti. I primi due vedevano come protagonisti Sambin e una performer: mentre il primo dipingeva e proiettava linee colorate a ritmo di musica dando vita agli ulivi in cui era ambientata la performance, la seconda camminava con aria smarrita in questo uliveto, quasi rapita dal dipinto che si stava creando.

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Al termine di questo interessante incontro veniamo fatti accomodare in un’altra stanza, la cui protagonista è una lavagna di 20 metri, inizialmente nera e vuota. Viene chiesto poi di riempirla e colorarla con parole e disegni che per noi descrivono ed esplicano il vasto mondo della video arte. Quindi poco dopo la lavagna, così come il MACRO, diventa un incontro di idee, pensieri, lingue e disegni, come a mostrare concretamente l’intento di fusione dei performing media e della video arte.

Al termine di questo interessante incontro veniamo fatti accomodare in un’altra stanza, la cui protagonista è una lavagna di 20 metri, inizialmente nera e vuota. Viene chiesto poi di riempirla e colorarla con parole e disegni che per noi descrivono ed esplicano il vasto mondo della video arte. Quindi poco dopo la lavagna, così come il MACRO, diventa un incontro di idee, pensieri, lingue e disegni, come a mostrare concretamente l’intento di fusione dei performing media e della video arte.

- Giulia Fasciglione

© 2019 by Giulia Fasciglione.

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